Il fondo pergamenaceo conserva le seguenti tipologie di atti che testimoniano l’attività dei vescovi e del Capitolo, oltre che la gestione delle attività economiche e del loro patrimonio: bolle pontificie e vescovili, privilegi principeschi, ducali, regi e imperiali, diplomi della scuola medica salernitana, atti di compravendita, permuta ed enfiteusi, obbligazioni, incorporazioni, benefici ecclesiastici, convenzioni, nomine, testamenti, dispense matrimoniale.
Il considerevole patrimonio documentario, derivante dalla conservazione di atti riguardanti la vita dell’arcidiocesi e del Capitolo Metropolitano di Salerno – Campagna – Acerno è diviso in tre grandi nuclei: Mensa Arcivescovile contenente tutti i documenti prodotti dall’attività dell’Arcivescovo e della diocesi; Fondo Acerno comprendente documenti di età moderna riguardanti la storia del capitolo cattedrale e della diocesi di Acerno soppressa ed accorpata a quella di Salerno nel 1818; Capitolo Metropolitano contenente documenti relativi alla vita dei canonici, ai benefici e ai privilegi appartenenti ai suoi membri e all’istituzione del collegio dei chierici della cattedrale. Nel suddetto fondo per disposizione dell’Arcivescovo Grasso furono versate 113 pergamene appartenenti ai Monasteri soppressi della città di Salerno edite nel 1934 a cura di Bianca Mazzoleni.
L’ ordinamento archivistico più antico risale al XII sec., come è testimoniato dalle annotazioni riportate sul verso delle pergamene più antiche.
I vari Arcivescovi che si sono succeduti nella Arcidiocesi di Salerno, si sono interessati proficuamente all’Archivio, basti pensare a Marc’Antonio Marsilio Colonna (1574-1589) che trasferì il materiale documentario in un luogo più sicuro e adatto, prescrivendo nel 1579 le norme per la consultazione; lo stesso ci informa che erano conservati “codici antichi e documenti rari”; il suo archivista era il canonico della Cattedrale Gaspare Mosca, autore del “De Salernitanae Ecclesiae Episcopis et Archiepiscopis catalogus”. Mons. Mario Bolognini (1591-1605), invece, ebbe il merito di far riordinare l’Archivio; nella relazione della Visita ad limina del 20 maggio 1591 parla di tre raccolte di documenti: 1) quella capitolare, nella sacrestia della cattedrale; 2) quella della mensa arcivescovile, nel palazzo episcopale; 3) quella della curia, custodita nell’Episcopio. Sotto l’episcopato di Mons. Nicola Monterisi (1929-1944), l’archivio venne collocato in saloni più adatti, affidando la sistemazione del materiale all’archivista Mons. Antonio Balducci che pubblicò nel 1959, sotto l’episcopato di Mons. Demetrio Moscato (1945-1968), due volumi di grande valore; nei quali descrisse scrupolosamente tutto il materiale presente in Archivio e che, ancora oggi, rappresenta uno strumento indispensabile per gli studiosi.
I regesti contenuti nel primo volume del Balducci hanno rappresentato il punto di partenza anche per la ricognizione e successiva opera di digitalizzazione, fulcro principale del progetto POR FESR Campania “In Nomine Domini Dei”. Il progetto ha esaminato l’intero fondo della Mensa Arcivescovile, quindi si è proceduto all’inventariazione del fondo pergamenaceo del Capitolo metropolitano, del materiale membranaceo del Fondo Acerno e di quello appartenente alla ex diocesi di Campagna. Il censimento effettuato ha portato all’individuazione di 2039 pergamene; la ricognizione ne ha verificato: stato conservativo, misure e corrispondenza con i relativi regesti. Progressivamente è stata assegnata una nuova segnatura. Per la determinazione di questa si è proceduto nel seguente modo: sono stati rinominati gli armadi dalla lettera A alla lettera G, più il contenitore H destinato a pezzi di formato molto grande. Per ogni armadio i cassetti sono stati rinumerati dal numero 1 al numero 15. Quindi la nuova segnatura è stata composta da: lettera dell’armadio, numero cassetto, numero del documento, seguendo l’ordine di ricognizione.
Alla fine di questa fase sono state selezionate le pergamene da sottoporre al lavoro di digitalizzazione. Il numero, come da progetto presentato e finanziato, non poteva superare le 1200 unità. Queste sono state selezionate in base a criteri cronologici, partendo dalla più antica (a. 945) arrivando alle soglie dell’età contemporanea (a. 1772). Il criterio ha permesso di avere la digitalizzazione delle pergamene più antiche dei tre fondi, cioè quelle con maggiore problemi di conservazione, rispondendo, dunque, alla principale esigenza del progetto che è la loro fruizione in remoto con il minore utilizzo possibile del pezzo fisico.
A. BALDUCCI, L’archivio diocesano di Salerno. Cenni sull’archivio del Capitolo metropolitano, 2 parti, Salerno 1959-1960.
C. CARLONE – F. MOTTOLA, I regesti delle pergamene dell’abbazia di S. Maria Nova di Calli (1098-1513), Salerno 1981.
A. GIORDANO, Regesti delle pergamene del Capitolo di Campagna (1170-1772), Salerno 2004.
G. PAESANO, Memorie per servire alla storia della Chiesa Salernitana, 4 parti, Napoli – Salerno 1846-1857.
Pergamene di monasteri soppressi conservate nell’archivio del Capitolo metropolitano di Salerno, inventario a cura di B. MAZZOLENI, Napoli 1934.
Archivio Storico Diocesano di Salerno (ADS), Fondo del Capitolo metropolitano, B.513, Repertorio generale di tutte le scritture del Reverendissimo Capitolo, che si conservano in questo Archivio.
ADS, Fondo del Capitolo metropolitano, B.506, Rubrica delle Bolle imperiali diplomi, regi privilegi concessioni dei Principi e duchi, ordini dei Magistrati oblazioni dei fedeli della mensa arcivescovile di Salerno, 1794.
ADS, Fondo del Capitolo metropolitano, B.296, Elenco riassuntivo del contenuto di alcune pergamene e di altri titoli antichi disposti per ordine del tempo… .