Cicco di Garofalo, possedendo una piccola casa quasi diruta nel casale Zappino sulla quale gravava un censo annuo di una libbra di cera non lavorata da pagarsi al monastero di S. Maria Nova delle pertinenze di Campagna, chiede all'abate Bartolomeo di trasferire il predetto censo su un'altra casa con solario e catodo nello stesso casale e del valore almeno triplo rispetto alla prima. L'abate, riconosciuto l'affare vantaggioso per il suo monastero, senz'altro il suo consenso. Luciano di Avenzia, notaio.