Per la remissione dei loro peccati e per la salvezza delle loro anime e di quelle dei parenti, Roberto Morrense e la moglie Mabilia offrono a Dio ed al monastero di S. Maria Nova di Calli, costruito nel territorio di Eboli, se stessi e tutti i beni posseduti nel tenimento di Campagna e costituiti da: a Furano, una casa nel casale Zappino, una terra alberata con vigna alla località S. Agata, una terra con olivi alla località Odorosa, una terra laboratoria alla località Valle ed una terra alla località Rofigliani; ad Ariano, una terra con Olivi alla località S. Lucia confinante con beni della chiesa di S. Lucia, una terra alberata con vigna alla località Romandola, una terra con olivi alla stessa località confinante con beni della chiesa di S. Bartolomeo ed una terra laboratoria alla località Varano. Gli oblati vietano l’alienazione dei suddetti beni, riservandosene vita natural durante redditi e proventi per il vitto e per il vestimento, con le condizioni che, se i redditi non fossero stati sufficienti, l’abate e la comunità monastica avrebbero dovuto versare tutto quanto fosse stato necessario ai suddetti fini, e che solo dopo la morte dei due oblati il monastero sarebbe divenuto proprietario effettivo di detti beni. Francesco, notaio.