Il giudice Goffredo di Mantegna sul letto di morte lascia al monastero di S. Maria Nova di Eboli la metà di una vigna alla località Strata, appartenuta al defunto giudice Potifredo, e tre parti di un’iscla con noci, con le condizioni che queste ultime sarebbero potute essere acquistate dal monastero di S. Spirito di Salerno e dalla moglie Gubitosa al prezzo stabilito dai buoni uomini e che con il ricavato lo stesso monastero avrebbe dovuto comprare un’altra terra affinché le anime del notaio Giovanni e di donna Cadalice suoi genitori e di donna Maria sua prima moglie fossero iscritte nel libro della frateria e fossero ricordate in tutte le preghiere dei monaci. Petrone Pipeo, notaio