Accompagnati da Tommaso priore del monastero di S. Giacomo degli Eremiti, il prete Matteo di Arrabito e il fratello Giovanni figli del fu Pietro e Ruggiero della Fronza figlio del fu Giovanni testimoniano che il suddiacono Matteo, figlio di Giovanni di Guido oblato del predetto monastero, sul letto di morte aveva lasciato allo stesso monastero, riservandone l’usufrutto vita natural durante al padre, una terra alberata con vigna alla località S. Nicola di Furano, una terra laboratoria alla località Calli, confinante con il fiume Ausella, una terra alla località Ponticello, confinante con beni della chiesa di S. Andrea, una terra alla località Carapiglia e una platea nel casale Zappino e, riservandone l’usufrutto vita natural durante alla sorella Gemma moglie di Nicola Pizolano, una terra laboratoria alla località Filetta confinante con beni della chiesa di S. Maria della Giudeca. Roberto, notaio.